Una campagna di crowdfunding non è una pagina internet con un contatore: è un’operazione che inizia ben prima della pubblicazione online e termina dopo la realizzazione del progetto.
Durante la nostra formazione, sottolineiamo spesso come la traduzione italiana corretta della parola crowdfunding non sia finanziamento dalla folla, ma finanziamento dalla comunità. E un bell’esempio di coinvolgimento di una community durante una raccolta fondi digitale è senza dubbio il progetto Creatività Gentile - VOL.1 che abbiamo ospitato su Ideaginger.it nelle scorse settimane.
“Con la creatività si mangia” è lo slogan del team Flowerista, capitanato da Sara Malaguti, che accompagna i professionisti freelance alla scoperta degli strumenti digitali, con un’attenzione particolare al networking.
E il crowdfunding è lo strumento che hanno deciso di utilizzare per finanziare l’ultimo progetto creativo in programma con, appunto, il sostegno della comunità. La campagna Creatività Gentile - VOL.1 ha raggiunto il suo obiettivo grazie ad una strategia di community engagement costruita nel tempo che ha permesso di raccogliere i frutti del lavoro della fondatrice.
Il team Flowerista ha deciso di lanciare una campagna di crowdfunding per finanziare la stampa di un libro che racconta le storie di 30 creativi italiani e dei rispettivi brand.
Gli obiettivi della campagna erano:
Una campagna di crowdfunding permette di unire e realizzare in sinergia punti così diversi tra loro: non si tratta, infatti, solo di raccolta fondi. Vediamo come.
Quando abbiamo preparato la raccolta con il team Flowerista abbiamo preso in considerazione chi sarebbero stati i potenziali sostenitori, cioè le persone che seguono Flowerista sui social e durante le varie attività formative. Questo ci ha permesso di cucire sia l’obiettivo che le ricompense intorno ad un target ben preciso.
Il bacino cui le progettiste potevano attingere contava: 17.008 follower su Instagram, una pagina Facebook con 2.391 seguaci e una newsletter con più di 1.500 contatti. Di questi ultimi, il 30% è catalogabile come contatto caldo, vicino a Sara che ha conosciuto di persona durante attività consulenziali o formative.
La campagna è partita il 19 gennaio puntando sull’uscita immediata sui canali social e la newsletter. A fine giornata sono stati raccolti 1.210 euro da 22 sostenitori e sono state ricevute 6 candidature. Un ottimo inizio!
Nei primi giorni di campagna le progettiste hanno condiviso alcuni post dedicati e postato diverse storie sui social. Una volta esaurita la forza del lancio “soft” diretto alla community diretta, dopo una settimana il team si è rivolta alla stampa, trovando riscontro da numerose testate nazionali: da Repubblica a F e Avvenire.
La prima newsletter ha avuto il notevole tasso di apertura del 40% e durante la prima settimana la pagina della campagna ha ricevuto circa 2.500 visite. Ma se i numeri sono importanti, l’engagement e il rapporto diretto con i potenziali sostenitori lo è di più.
Sui social Sara Malaguti ha costruito un filo diretto e informale con le sue follower, organizzando spesso dirette (dalla Rassegna digitale ogni lunedì ad appuntamenti dedicati agli iscritti a F-Club) sempre seguite e con buone interazioni. Questo rapporto ha permesso che Sara e il suo team si rivolgessero alla community con trasparenza e franchezza anche nei momenti più critici della raccolta.
Una volta sfruttato l’entusiasmo delle prime due settimane si è registrato un calo degli importi, che ha giustamente messo in allarme Sara Malaguti. I primi risultati erano molto buoni, ma l’obiettivo era ancora lontano. La progettista ha optato per la strategia della relazione e della trasparenza, ha quindi deciso di condividere la difficoltà con la sua community con una newsletter dedicata e con delle storie sui social in cui rilancia senza esitare il valore del suo progetto.
Scrive:
“Ogni tanto mi prende lo sconforto - sì, anche a me, anche se mi vedi quasi sempre sorridente e ottimista, ma non sono così 365 giorni l'anno, H24 - e mi chiedo "Chi me lo ha fatto fare?!". Come azienda, stiamo mettendo in campo risorse interne ed esterne per la causa, azioni quotidiane che magari da fuori non si colgono, ma che giustamente richiedono un sacco di tempo e di dedizione.
Eppure, nonostante la fatica e i 5-10 minuti di dubbi che mi assalgono, so per certo che stiamo facendo qualcosa che in Italia non si è mai visto. E in questo sta la sfida, la paura di non farcela che mi prende il cuore e la testa, il motivo vero per cui facciamo quello che facciamo: dare voce a un modo diverso di fare impresa parte anche dalla dimostrazione che la stiamo facendo noi per prime e che ci crediamo.”
Gli aggiornamenti costanti tra i nostri consulenti e il team Flowerista ha fatto sì che le progettiste non si sentissero sole e avessero sempre un feedback sull’andamento della campagna e un confronto sulle attività da portare avanti:
“È fisiologico, si sa, l'attenzione va scemando quando il tempo passa, ma è proprio in quel momento che dobbiamo remare più forte, come mi ha scritto Alessia di Ginger stamattina (Ciao Alessia, grazie, è stata una bella immagine!). La nostra campagna ha avuto un boom iniziale di donazioni e condivisioni, ma in questi giorni sta vivendo uno stallo, che vogliamo assolutamente sbloccare.”
Avere avuto modo di spiegarle che quello che stava succedendo era normale e discutere con lei dei modi per rilanciare la campagna, è stato molto utile.
Una delle operazioni di ripresa che ha avuto più successo è stata la creazione di una nuova ricompensa. Le nuove ricompense in corso di campagna hanno due benefici:
La risposta della community all’appello di Sara non si è fatta attendere: numerose follower hanno contribuito alla raccolta fondi e sono diventate ambasciatrici attive “mettendoci la faccia” e i loro canali di comunicazione.
I numeri sono importanti? Sì, ma in questo caso vediamo chiaramente come il rapporto diretto e una comunicazione coinvolgente lo sono di più.
La svolta definitiva avviene il 19 febbraio, un mese esatto dal lancio della raccolta fondi, quando Gaia Segattini, fashion designer, blogger e consulente con 44mila follower, parla della campagna: sostiene il progetto, ne parla alla sua community nelle storie di Instagram e in poche ore il contatore sale di altri 1.000 euro.
Il fatto che prima abbia sostenuto il progetto non è un dettaglio irrilevante: Segattini ha deciso di sposare la campagna, l’ha sostenuta economicamente e solo dopo è diventata ambasciatrice della stessa. È un passaggio molto importante perché il fatto di vedere il nome dell’ambasciatore nell’elenco dei sostenitori permette di innescare un circolo virtuoso e coinvolgere maggiormente i suoi seguaci.
In una campagna di crowdfunding la curva delle donazioni non dovrebbe calare mai nel tempo, andando a creare la caratteristica forma a U con due picchi, uno iniziale e uno finale.Tuttavia è facile che succeda.
Ciò accade perché dopo l’entusiasmo iniziale l’elemento di novità viene meno, ed è importante averea propria disposizione assi nella manica da giocare nei momenti più piatti.
Il team Flowerista aveva fin da subito organizzato un piano editoriale che mantenesse alta l’attenzione per tutte e cinque le settimane di raccolta e fino al 1 febbraio non ci sono problemi. Ma la prima settimana di febbraio il contatore subisce un rallentamento.
Dal grafico possiamo vedere come dal 7 febbraio c’è una risalita della curva dovuta alla richiesta di aiuto di Sara Malaguti sui social e via newsletter, la sua partecipazione a Isoradio il 9 febbraio e successivamente l’endorsement di Gaia Segattini.
È evidente che non basta andare online per raccogliere fondi: è necessario avere qualcosa da dire e da fare ogni giorno di raccolta per far sì che il contatore non si fermi. E così è stato per Creatività Gentile.
La prima parola chiave di questo progetto è senza dubbio condivisione: condivisione di obiettivi, valori, di storie sui social, di riflessioni e considerazioni personali. Diverse iscritte a F-Club e amiche del team hanno continuato a raccontare la campagna sui propri canali, si è creato un vero e proprio “tifo” che ha rafforzato la comunità intorno al progetto.
La seconda parola chiave è sicuramente progettazione: nessuna attività fatta durante la raccolta fondi è stata casuale o improvvisata. Le progettiste avevano organizzato il piano editoriale, i contatti, il terreno in generale affinché fosse tutto pronto per la raccolta.
Un calo delle donazioni può essere fisiologico, il team è riuscito ad affrontare il momento e riprendere la rincorsa con sprint.